Genova – Gianni Berengo Gardin

fino al 31.I.2010
Gianni Berengo Gardin
Camogli (ge), Fondazione Remotti

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Tradizione’ è una parola che non fa paura a Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, Genova, 1930; vive a Milano). A costo di apparire talvolta banale, manierato. O semplicemente semplice. Perciò, tanto nella parte antologica quanto in quella site specific, la sua personale alla Fondazione Remotti propone il dilemma: icona o stereotipo? L’emigrante con la valigia di cartone, gli innamorati sulla panchina, l’addio struggente alla stazione, l’utilitaria davanti all’infinito del mare. Situazioni e inquadrature déjà-vu ma di diuturno effetto, magari un po’ artefatte – le mani aggrappate all’orlo della barca, la donna misteriosamente stecchita sul marciapiede -, che però “bucano” l’irrinunciabile, rigoroso bianco e nero.
Con sicuro mestiere, l’obiettivo si cimenta indifferentemente con le eleganti volumetrie di una stola di pelliccia come col cristallizzato involucro di un’architettura famosa, tra riflessi e ombre (i calciatori allungati a dismisura su quello che diventa un piano inclinato, l’interno del vaporetto a Venezia), ricercando la soluzione icastica, che onori il verbo ‘immortalare’. Le composizioni, poi, vanno per analogia (la matronale zingara che quasi si fonde, per esuberanza decorativa, con il Sacro Cuore di Gesù) o per sapiente bilanciamento (due ragazzi in costume da bagno giocano a palla, indifferenti alla fila di tank oltre la cancellata, emblematica cesura tra due “normalità” di una Berlino ancora divisa).

E a proposito di politica… Osservando la foto del Primo Maggio 1969 a Milano, dove un certo Stalin sbuca tra i cartelloni dei manifestanti, ci si rende conto di quanto fosse coriaceo il mito di “Baffone”, nonostante il Rapporto Segreto del XX congresso del Pcus, tredici anni prima, ne avesse smascherato le nefandezze.
Gardin alterna insomma l’immediatezza del documento a quella dell’immagine “costruita”, tra metafisica, antropologia e realismo, con una patina nostalgica.
Caratteristiche che tornano nel volume Camogli, commissionato dal Comune ligure, di cui è esposta una selezione di scatti al piano superiore. Un racconto del suo paese “adottivo”, che l’artista realizza in maniera romanticamente convenzionale, puntando sugli scenari più suggestivi e su una quotidianità senza tempo: mare e sole, pescatori operosi, barche in fila come anatre, case abbarbicate sul ripido costone, notturni punteggiati di luce.

dal 10 ottobre 2009 al 31 gennaio 2010
Gianni Berengo Gardin
a cura di Francesca Pasini
Fondazione Remotti
Via Castagneto, 52 – 16032 Camogli (GE)

Orario: da giovedì a domenica ore 16-19 e su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo Motta
Info: tel. +39 0185772137; info@fondazioneremotti.itwww.fondazioneremotti.it

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