Il nostro Socio (si con la S maiuscola perché ne andiamo fieri) Giorgio Bertoncello, presenta una mostra sulle case rurali del nostro territorio, e la descrive cosi:

Quello che mi ha spinto a documentare fotograficamente le case dei contadini è  l’averci vissuto per parecchio tempo.

E’ da qualche anno che indago il territorio circostante, nell’area geografica che va da Bassano a Piazzola sul Brenta comprendente i comuni di Marostica, Breganze, Sandrigo, Tezze sul Brenta, Carmignano di Brenta, Fontaniva, San Pietro in Gu, Cittadella, Galliera Veneta, Riese Pio X, Onè di Fonte, Rosà, Nove, Cartigliano, ecc…, per scoprire e rintracciare quel poco che rimane di questi edifici rurali che punteggiavano la campagna.

Alcune di queste case sono scomparse, altre sono state restaurate, io mi sono dedicato essenzialmente a quelle abbandonate che stanno andando in rovina. In parecchi casi sono rimaste poche mura avvolte da edera dove la natura si sta’ riappropriando del luogo.

Senz’altro non è sufficiente una registrazione fotografica ma almeno ci rimane una testimonianza, un ricordo, di questo mondo che è stato parte di  noi.

In queste case abbandonate, alcune senza balconi e finestre, piene di infiltrazioni d’acqua dovute al tetto mezzo crollato, si possono ancora notare gli intonaci, in genere pitturati a calce, dai colori intensi: azzurri, rosa, affumicato (in cucina), con tracce e piccoli segni di chi ci ha vissuto.

A volte le case abbandonate sono chiuse, però intrufolandosi in qualche modo, al buio ti sembrano vuote. Dopo un po’ però, quando la vista si è adattata, si comincia ad intravedere, per esempio, la sagoma di un crocifisso appeso alla parete a testimonianza della forte religiosità e unica consolazione per questi contadini. Puoi trovare anche un vecchio frigorifero, piccolo segno di elementare benessere, o  un fornello a legna con la piastra e i cerchi in ghisa che venivano tolti per far alloggiare una pentola o un paiolo per cuocere la polenta.

Talvolta, quando ero all’interno,  mi sono sentito a disagio: mi è sembrato di violare l’intimità di chi ci ha abitato, mi dispiace e mi scuso con chi dovesse riconoscere dalle foto qualche interno di casa sua ma lo dovevo fare.

Oltre al sentimento che mi lega a questi luoghi, la mia è una ricerca fotografica sulle case sparse, sulle varie tipologie costruttive, sui materiali impiegati e sugli arredi.

La ripresa dei soggetti è quasi sempre frontale come nella fotografia documentaria.

Ho usato il colore e non il bianco e nero che di solito si usa in queste occasioni perché, si sarebbe perso una caratteristica importante dei luoghi.

Spesso ricorro a immagini in serie, composte in un’unica tavola, per poter apprezzare meglio le differenze che ci sono tra i soggetti dello stesso genere.

Non vuole essere un’ operazione nostalgica, ma una testimonianza, una registrazione parziale, un’idea, un’attenzione, un sentimento verso questa realtà.

                 A me piace definirla una “documentazione affettiva”.

        Dedico questa mostra ai miei genitori e a tutti quelli come loro.

www.ezzelinofotoclub.it, www.fiaf.net, giorgiobertoncello@alice.it

1 risposta so far.

  1. Maria Novello scrive:

    Un salto nel passato ricco di emozioni. Foto molto belle e sublime regia nella loro esposizione.

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